Il gioco è un’attività intrapresa liberamente con lo scopo di divertirsi (Garvey, 1990, Besio, 2017).
Il gioco è un’esperienza necessaria per lo sviluppo di capacità e competenze.
La tecnologia introduce la possibilità di avere un giocattolo che interagisce, risponde agli stimoli e/o propone stimoli.
L’importanza della dimensione fisica orienta chi collabora con Playbot4All a sviluppare oggetti interattivi fisici, non virtuali, che si muovono, emettono suoni e luci e sono in grado di percepire suoni, movimenti, luce, distanze, velocità, accelerazioni, pressione, tocco, cioè dei robot.
Il gioco diventa divertente nel momento in cui stimola l’utilizzo di competenze (interesse) ad un livello che sia gestibile per il giocatore (skill) e allo stesso tempo che richieda impegno sufficiente (challenge), in accordo alle teorie del “Flow” di Mihaly Csikszentmihalyi.
L’interazione diventa realistica nel momento in cui chi gioca è completamente concentrato nell’esperienza ludica e non deve prestare attenzione ad aspetti non direttamente coinvolti nel gioco, ad esempio a non rompere il robot o a interagire in modo non naturale per far fronte a limitazioni del robot.
Spesso, persone affette da disabilità vengono impegnate in attività “terapeutiche” e non hanno modo di sperimentare il gioco per il piacere di giocare, cosa che, invece, in Playbot4all vogliamo promuovere.
Spesso i giocattoli a disposizione sul mercato non sono adeguati alle abilità di certe persone In Playbot4all siamo orientati al concetto di “universal design“, in cui si promuove una progettazione di oggetti adatti alla maggior parte possibile di utenti. Questo non significa “giochi per persone con disabilità”, ma “giochi per tutti”. Questo porta anche a sviluppare giochi in cui sia possibile un’interazione sociale tra persone con diverse abilità, in sostanza, giochi inclusivi.